Da quando sono entrato nella casa nuova, a pochi chilometri da Benevento, il disco che più di ogni altro la sta riempiendo è Laughing Stock dei Talk Talk. E’ un fatto di magia: è bellissimo sentire come le pareti squadrate e le misure limitate di un appartamento si aprano sconfinate grazie a questa musica densa di silenzi, sfumature, sospiri, rallentamenti e ripartenze.
Sono tornato a San Giorgio del Sannio: ci sono cresciuto qui, ma siccome ho sempre guardato oltre non mi ci sono mai ambientato del tutto. D’altronde ho sempre concepito la propria casa e il proprio luogo come un campo base nel quale pianificare le battaglie da combattere altrove, quindi tutto torna, come sempre, eterno ritorno. Siamo qui da un paio di settimane, adoro questi generosi finestroni tutti luce, ci ricambiano in luminosità quello che gli offriamo musicalmente. Di fronte a me una skyline alla quale tengo molto, quella del Taburno, che mi ha accompagnato dall’infanzia. La chiamano “Dormiente del Sannio”: se guardate bene il profilo montuoso riconoscerete un volto di donna adagiata su un letto, chioma fluente distesa e membra rilassate.
Strano quanto gli esseri umani cerchino ovunque la familiarità delle forme, dalle costellazioni alle linee delle mani, dalle nuvole alla crosta del pane. Strano quanto alcuni esseri umani, preziosi come i più rari tra i minerali, scelgano l’imprevisto, la deviazione, l’ignoto: come i Talk Talk di quel disco misterioso con l’albero e gli uccelli. Si narra che piaccia tanto anche alla Dormiente.