“I saldi continuano all’interno”. Un giorno dovrò prendermi la briga di scrivere un libro sul magico mondo delle vetrine, delle insegne e di tutto il microcosmo che ruota intorno all’onomastica commerciale. Roba che sfida ogni logica, che supera reale e razionale in un sol colpo, che servirebbe Hegel per decifrare. Anche se a volte basterebbe una semplice maestra elementare. Il cartellino visto poco fa prima di entrare in radio, appiccicato alla vetrina di un negozio di vestiti, suscita numerose domande, una su tutte: se non ci fosse stato, i saldi sarebbero stati praticati sulla soglia? Qui si entra nel metafisico, nulla in comune con il celebre “Il mago della marmitta” di tanghiana memoria, con l’irresistibile “Tegole Artistighe” fotografato da mia moglie in quel di Canale di Serino (e un giorno vi racconteremo delle resistenze di un attempato barman locale alla nostra accorata richiesta di cappuccino), con l’intramontabile “Jackol Bar”. Quando Armin ed io spiegammo al neobarista Filiberto che Jackal si scrive con la “a”, beh non so il mio compare ma io mi sentii un verme…

Pensando a saldi interni ed esterni, arrivo in radio. Come sempre la soglia di Radio Città BN è il luogo per dilemmi interiori tutti serali, e guarda un po’ tutti attinenti a questo diario. Non mi leggete da tempo, lo so. I motivi sono vari, i principali due: una pausa legata a un’idea editoriale legata proprio al diario, la vita quotidiana che ti ruba tutto e che ti fa spesso passare la voglia di scrivere. Soprattutto quando lo fai di mestiere. Credo che quando la scrittura è il tuo eden privato, il tuo dopolavoro ferroviario, resta un territorio vergine nel quale si entra con sguardo famelico tipo barbari gozzoviglianti: quando invece si è nella mia situazione e la scrittura è l’orizzonte professionale, il retroterra, l’hobby e la paradisiaca maledizione, il diario diventa facilmente un piccolo inferno.

Per chi poi è un provinciale come me, l’ossessione di aver sempre qualcosa da dire, di dover dire qualcosa di interessante e accattivante ad ogni costo, trova nella pagina bianca la sintesi perfetta, tra paure, stanchezze e obblighi. In quel nanosecondo che trascorre tra il mio pesante toc toc alla porta (Radio Città è su tutti i social network ma il campanello è ancora rotto) e l’apertura maestosa dell’esimio direttore, tanti interrogativi sul diario trovano risposta: perchè un post ogni due mesi? Perchè non un piccolo sforzo verso la quotidianità? Perchè non rendere The Rhythm Method un appuntamento più “canonico”, legato dunque a uno spirito diaristico tradizionale? Il direttore apre la porta e mi sono già risposto: proviamoci. The Impossible Is Possible.

Nel frattempo, attendo l’arrivo del nuovissimo disco dei Dirtmusic. Adoro la loro versione dell’afrobeat: il disco Troubles mi accompagna spesso e anche stasera ha seguito la mia discesa in radio. Chris Eckman e Hugo Race ci sanno fare: quel funk cosmico, con bassi incessanti dal marcato profilo ritmico, con le chitarre sospese in nuvole di echi e le venature freak da Germania cosmica, mi rapiscono ogni volta. Se può interessare, quel passo lì che vedete andava proprio a tempo con Fitzcarraldo: The Impossible Is Possible.

Fitzcarraldo step 17 marzo

DZ.