Mudra Sounds XIII.
Dal monte ventoso dei miei sentimenti, l’algoritmo oggi ha fatto tutto un giro strano.
Quello informatico segue percorsi lineari, connettivi.
Quello interiore salta, devia, impenna e derapa. Segue un insondabile tragitto non euclideo che pesca tra memorie antiche e pulsioni recenti, tra la nebbia del ricordo e il desiderio celeste del presente.
Così stamane partendo dal Dylan di Durango tradotto da De André mi sono avventurato nell’ascolto di Valerie June, mi sono spostato a Joe Henry, ho attraversato Daniel Lanois, infine sono approdato – ma è un ritorno frequente, tipo casa e chiesa, sacerdozio oscuro nel fango – a Locked Down di Dr. John.
Non rammento se me ne ero occupato ai tempi di Jam (all’epoca verso il termine della sua esistenza cartacea), sicuramente lo votai tra i top del 2012 e lo trasmisi ampiamente in radio. Forse è più un disco di Dan Auerbach che del Buon Dottore Diabolico, e anche Max Weissenfeldt dei Whitefield Brothers ci mise uno zampino ritmico notevole, fatto sta che nel ribollente calderone psichedelico di afrobeat, gospel e swamp blues si trova il nonsenso e si perde il senso di questi viaggetti mattutini.