Ho ricordi vaghissimi, sfuggenti, impalpabili di quel pomeriggio di tarda estate.
Avevo neanche 12 anni.
Murettino bordo campo al sole tenue del tramonto, un gruppetto di ragazzi stravaccati attende il concerto. Arriva un giovane bello, magro, lunga chioma nera, mezzo nudo, kilt e anfibi, andatura ciondolante, bottiglia misteriosa tra le mani. Guarda torvo ed esclama col vocione: Se tagliate i fili, vi taglio la testa…
Qualche ora dopo, tra palco e pubblico, tra fumo e luci, il tafferuglio. Un tizio lungo e pelato – all’epoca mi sa che ignoravo ancora il termine skinhead – provoca il cantante, che risponde conficcandogli l’asta del microfono sulla capoccia.
Era il 27 Agosto 1987, campetto dei monaci di San Giorgio del Sannio. Festa dell’Unità o dell’Amicizia o dell’Avanti. Concerto di Litfiba, Diaframma e Denovo. O forse erano i Neon. O i Moda.
Fatto sta che qualche giorno fa passando di lì sono piombato in un vortice di sensazioni, più che di ricordi precisi. La consapevolezza dell’accadimento – l’esserci con tutta la presenza – rafforza la memoria, l’osservare con timore fa traballare il ricordo e lascia spazio alle nebbie.