Ci siamo voluti bene. Tanto.
Un affetto cresciuto col tempo, con il lavoro, con la scrittura e la progettazione. D’altronde gli affetti sono un divenire, ricordava Deleuze: eccedono chi li attraversa, eccedono le forze di chi li prova. Come la musica, somma creatrice di affetti.
La musica ci aveva unito. Un incontro casuale – ma il caso è davvero presente? O forse si tratta di disegni superiori? – a una cena con amici in comune. Ricordo l’annusarsi, il comunicarsi curiosità con la coda dell’orecchio. Fine anni ’90, quando il fiuto era ancora sano e non impoverito dal virtuale.
Cosa fai? Scrivi? Ti va di collaborare? Accolsi la sua proposta e cominciai a fare interviste su interviste per Le Vie Della Musica, inserto del Sannio Quotidiano. Dapprima quindicinale di quattro pagine, poi mutato in settimanale di una sola pagina, infine scomparso per fare spazio agli annunci di offerte imperdibili tipo omini servitori in autentico legno norvegese o collezioni di Blek Macigno interamente incomplete.
Uno dei momenti più emozionanti fu un numero speciale su Pasolini, 25 aprile 2003. Ho ritrovato stamane l’antica scansione. La musica nel suo cinema. Questione di affetto.