Intrigante e curioso, decisivo negli sviluppi del linguaggio progressive, il concept album nel corso dei decenni ha mostrato grande vitalità ma anche un punto debole: la continua ricorrenza di idee e tematiche, costantemente legate a percorsi di ascesa, caduta e redenzione, da “Tommy” a “Streets” dei Savatage passando per “Ziggy Stardust” e “Brave” dei Marillion.

Non fanno eccezione agli stereotipi i danesi Tinkicker: dopo un debutto ovviamente concettuale come “The Soliloquy of a Transparent Boy”, il sequel “The playground at the edge of the abyss” è un album a tema “epistolare”, una lettera scritta dalla protagonista Mary Gail che percorre a ritroso angoscianti e oscure memorie dei tempi scolastici. Un debutto a suo modo interessante, anche perchè il quartetto prova la caratterizzazione di diversi personaggi sviluppando atmosfere con adeguata aderenza.

Formazione molto americana nell’approccio, i Tinkicker provano la strada dell’heavy prog altisonante che rimanda proprio ai Savatage. Non ci sono pezzi che spiccano al di sopra di altri, in generale una cappa fosca ricopre la vicenda narrata nell’album. Dove la band riesce meglio è in brani come “The man with evil eye”, con un bel drive rock affrontato con piglio sinfonico, e “Success?”, ballata rock ficcata lì proprio al momento giusto. Per il resto una scrittura fin troppo piatta, che fallisce proprio laddove avrebbe dovuto osare: nell’assecondare una trama potenzialmente sapida.

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D.Z.