Sarà un fatto di identificazione. Anni e anni fa disegnavo sui banchi di scuola quelle fantastiche icone psichedeliche alla Rick Griffin e Mouse & Kelley e cercavo in giro funghetti allucinogeni. Ero giovincello, assetato di acid rock e conoscenza, ma nelle lontane plaghe in cui abitavo c'era ben poco, dell'uno e dell'altra. Mi toccava il fai da te, unito a tanta immaginazione. Oggi è tutto molto diverso, ma quell'imprinting mi è rimasto: quando mi dedico ai miei gialli preferiti, che hanno la Francia come inesorabile centro nevralgico, mi preparo un bel bicchierino di pastis e lascio fantasticare il mio naso, a zonzo tra aglio, menta e basilico. Sia benedetto Jean Claude Izzo.

Oggi mi sento più libero nell'affrontare questi viaggetti musical-letterari. Eppure c'è ancora qualcosa che mi lega, qualcosa che aleggia alle mie spalle e mi fa percepire tali ricerche come uno strappo alla regola, come un tuffo nei meandri di un sapere esoterico sconosciuto ai più, da celare allo sguardo di occhi indiscreti. Gli imprinting giovanili sanno essere diabolici. Ne sanno qualcosa i miei genitori, che se ne stanno bel belli a casa loro a farsi le proprie faccende, ma riescono a influenzarmi anche a distanza sti maledetti.

Che c'entrano i genitori in questa curiosa riflessione post-ferragostana? E' che la vita è assai strana. E' un percorso fitto di contraddizioni, un cammino denso di eventi, barlumi e deviazioni che capisci solo quando le attraversi nel pieno di un cambiamento. In questo periodo, all'approssimarsi della mia paternità, comincio a comprendere per bene i sacrifici dei miei, il loro rigore, le pretese e le aspettative nei miei riguardi. Li comprenderò fino in fondo quando la crescita della mia cucciola sarà ben avviata, ma già ora ho la sensazione – incredibilmente inebriante nel suo doppio senso – di aver sbagliato una marea di cose, tutte giuste, tutte da ripetere…

C'era un tempo in cui facevo finta di studiare. Diritto privato, commerciale, amministrativo, tutte queste mitologiche cazzate accademiche che un minus habens qualunque può risolvere al volo mandando avanti la memoria: nel mio caso duravano mesi, anni, decenni… In realtà studiavo, ma a modo mio. E la roba che interessava a me. Non a caso ricordo ancora a menadito Diritto internazionale: 30 e lode da secchione in piena regola, d'altronde tutto ciò che va oltre i confini nazionali m'intrigava già allora. Studiavo con passionale abnegazione così come studio ora: musica, musica, musica, ma anche altre cosine segrete che di tanto in tanto, nella storia dell'uomo, affiorano in superficie come tagli di luce, per poi ripiombare nell'oscurità. E odiavo le reazioni dei miei, ero convinto che non capissero una mazza delle mie reali inclinazioni, mi sentivo incompreso come ogni adolescente, anche quando l'adolescenza era svanita da un bel pezzo.

Ancora oggi quando ascolto King Crimson, Led Zeppelin e Pink Floyd, quando scruto i Tarocchi, l'I Ching e mi avvicino ai miei amichetti sapienti dei tempi che furono, quando mi ritaglio il mio spazio di bevuta alla fonte di qualsiasi sapere che non sia “ufficiale” e istituzionale, quasi percepisco il nervosismo di mio padre e l'apprensione di mia madre. Certi ascolti, certe letture, certi viaggi interiori li ho affrontati di nascosto e proprio per questo, proprio perchè questa messe di scoperte era tagliata fuori dal mondo, la vivo tuttora come un'attività proibita, da proteggere e custodire. Ma i miei avevano ragione, per tanti e tanti motivi che non sto qui a spiegare. Quel simpaticone del Gautama parlava della “retta intenzione” in quello splendido concetto e modello che è il “Nobile Ottuplice Pensiero”. Devo riconoscere che i miei, pur sapendo a malapena chi era l'Illuminato, nei miei riguardi erano mossi in piena sincerità da quella retta intenzione.

E avevo ragione anche io, come il tempo e la volontà hanno dimostrato. Ma visto che la ragione è dei fessi, dice il saggio, andiamo oltre: verso i miei che diventeranno prestissimo nonni e – fedeli al nuovo ruolo – inonderanno il mondo di zucchero e miele, e il sottoscritto che si ritroverà genitore a tutto tondo, a sfoderare prima o poi quelle frasi e quelle espressioni che tanto detestavo anni fa. Ciò che resterà immutato sarà una sensazione: quella di estatico, proibito ed elettrico piacere nel leggere e nell'ascoltare ciò che il mondo più sottile rivela giorno dopo giorno.