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Parla Giovanni:
– Il giorno dopo un concerto dei CSI, Francesco e Ginevra ci portarono a pranzo in un ristorante bellissimo dalle loro parti, nelle campagne fiorentine. Entrammo e mi accompagnarono dinanzi a questa vetrata che dava su un panorama mozzafiato:
“Ma che meraviglia, sembra un affresco michelangiolesco”, esclamai.
Pochi istanti dopo fece irruzione Giorgio:
“Ma dove cazzo mi avete portato, che sembra un cazzo di quadro di Michelangelo!”
Vedi? Non potevo non amarlo!
E poi ricorda che Giorgio è l’unico vero rocker italiano…

Ho pensato a lungo a quest’ultima affermazione.
Giorgio Canali l’unico vero rocker italiano? Poi siccome il rock ‘n’ roll non vuole pensieri proprio come l’amore, ho preferito parlarne direttamente con lui.
Per questo nuovo libro su Ko de mondo ho chiacchierato amabilmente con Giorgio, che ricordava con piacere l’esperienza bretone e i suoi interventi a gamba tesa all’insegna del disturbo quando tutto diventava prolisso, retorico, politicamente corretto. Insomma troppo.

Non gli ho ricordato di un suo cazziatone in diretta a Rock City Nights qualche anno fa, quando lo intervistai presentandolo con qualcosa del tipo “Uno dei sacerdoti del rock italiano”. Volevo dare un tono sacrale e ieratico alla faccenda, ma evidentemente il rock è l’impero del profano. Keith Richards insegna che quando prendi la chitarra si smuove tutto dalla cintola in giù, i chakra superiori sono letteralmente disattivati.

Con Giorgio è così, le sue scariche elettriche arrivano fino ai piedi. E i suoi piedi, ricorda Claudio Martinez che li ha fotografati a Le Prajou, hanno tantissimo da dire.
Cosa?
Lo scopriremo dal 24 aprile:
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