Agatha Christie scrisse l’Assassinio sull’Orient Express nella camera 411 del Pera Palace Hotel a Istanbul.
Piero Chiara si alzava dalla scrivania e si affacciava alla finestra del suo studio di Varese: per scrivere doveva sentire il brusio dei camminanti in strada.
Robert Walser chiamava il suo angusto scrittoio la stanza degli spiriti. Georges Simenon scriveva ovunque, tanto, un fiume.

I luoghi sono elementi costitutivi della scrittura, come il terreno per una pianta. Le primissime pagine del mio nuovo libro, in uscita con Aliberti, sono nate nero su bianco/penna su carta nella Biblioteca dell’Istituto Lama Tzong Khapa. Questa in foto, durante il nostro primo ritiro a Pomaia. Sottolineo “questa” perché dal 5 aprile la biblioteca è cambiata, ora è in una sala più grande, più luminosa e ariosa ma, stando alle immagini, meno magica.

Una stanza borgesiana babelica di pochi metri quadri con libri su libri, oltre quattromila testi di Dharma in ogni lingua, con connessioni e incroci tra filosofia, psicanalisi, letteratura, lingue e religioni. Chi assorbe quell’aria, complice anche il Magnetico Gatto Guardiano renitente alle carezze improvvise, non può che tradurre il respiro in scrittura.

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