Rock italiano

Sailor Free: ‘Spiritual Revolution’ (Tide)

Se “dire la verità è un atto rivoluzionario”, lo è ancora di più l’amore, forza dirompente che travolge e muta profondamente. Se si vuole cambiare la contemporaneità dominata dalla bruttezza, dall’arrivismo e dalla volgarità, bisogna cercare il rimedio in una “rivoluzione spirituale”. Ad essa guardano i Sailor Free in questo

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Mangala Vallis: ‘Microsolco’ (Maracash)

I Mangala Vallis rappresentano in pieno quel nutrito manipolo di gruppi devoti al “suono” progressive anni '70 (dunque all'estetica, al colore, alla simbologia, agli sviluppi narrativi di certo rock d'arte), contestualizzato e aggiornato alla luce della contemporaneità. Di album in album, la formazione guidata da Gigi Cavalli Cocchi ha mutato

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Barock Project: ‘Coffee in Neukölln’ (Musea Records)

Una caratteristica peculiare dell'esperienza neo-progressive italiana è la continuità. Dopo la storica frattura alla fine degli anni '70, con quella lunga pausa che tenne in incubazione idee, progetti e slanci, dalla fine degli anni '80 il new progressive ha avuto una produttività costante, che dura tuttora. Il nuovo prog italiano

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Banco del Mutuo Soccorso: ’40 anni’ (Sony Music)

1972. Annus mirabilis per la storia del rock, specialmente in Italia. Anno di festival e debutti discografici, di classifiche rivoluzionate dall'avvento delle nuove rock band. Anno di grandi risultati: il boom della PFM di “Storia di un minuto”, l'exploit degli Osanna con “Milano Calibro 9”, la popolarità delle Orme di

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Mogador: ‘Absynthe Tales of Romantic Visions’ (Mentalchemy)

Nonostante l’implosione della discografia e il corrispettivo trionfo del revival in ogni suo aspetto (dalle reunion allo sfruttamento del back catalogue) non mancano formazioni neo-prog che, passo dopo passo e disco dopo disco, crescono in termini di maturità e qualità. Pensiamo ai Conqueror, ai rinnovati Syndone, agli StereoKimono, tanto per

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Osanna: ‘Rosso Rock’ (Afrakà)

E reunion fu. Ma c'è reunion e reunion. Pensiamo all'ultima incarnazione dei Van Der Graaf, completamente proiettata verso il nuovo come testimonia il recente album strumentale “ALT”. E in Italia? Dalla seconda metà degli anni '90 i protagonisti del nostro progressive sono tornati in larga parte in azione, tra studi

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Eduardo Vitolo: ‘Sub Terra’ (Tsunami); Diego Nozza: ‘Hard Core’ (Crac)

Underground. Sottoterra. Sub Terra. Per affrontare questo suo nuovo appassionato e curioso studio, Eduardo Vitolo si è lanciato nell'Ade del sottobosco italiano: quello più estremo tra 1977 e 1998, che in ventuno gloriosi e sanguinosi anni ha raccolto apprezzamenti esteri, numeri lusinghieri, autorevolezza postuma. Esplorando varie “scene” (quando il termine

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