Echoes of sufi dances.
Uno dei doni più belli di quando ero cucciolo furono un paio di enciclopedie. Una classica di storia, arte e letteratura, l’altra tecnico-scientifica. Amavo immergermi e girovagare a caso tra le voci, l’emersione ciclica portava con sé strati di saperi, ancora oggi presenti. Quando questa abitudine diventa abito e modo, veste e consuetudine, si crea il proprio pantheon di curiosità.
Uno dei nomi più presenti nella nostra piccola grande biblioteca è Leonardo Vittorio Arena. Qualche giorno fa ho recuperato un testo sugli haiku e c’è la sua firma, così come in tante traduzioni sparse sugli scaffali o nella collana musicale di Mimesis. La lettura del suo Orient Pop per Castelvecchi mi spinse a chiedergli una prefazione per il mio libro sui King Crimson – chi meglio di lui? Mi dico tuttora.
Andando a ritroso, il primo libro firmato Arena che mi ritrovo è un Oscar Mondadori, un po’ consunto ma tanto amato.