“Pagine di libro da voltare con meccanico dolore”. Quante pagine del nostro passato sfogliamo con coscienza e consapevolezza, altro che meccanicamente, per citare Qui dio non c'è, uno dei gioielli “minori” di Claudio Baglioni. Tra le mie pagine personali talvolta mi è accaduto di sfogliare quelle di una mia vecchia relazione – anche se, per marcarne la distanza da ciò che sono ora, tendo a considerarla vetusta e immemorabile… Roba adolescenziale, con dinamiche, linguaggi, espressioni e gestualità di altre epoche. Roba che però ti fa stare ancora male perchè ti dici: minchia ma ero davvero così coglione? Però poi pensi che ogni passo, piacevole o vergognoso che sia, è parte di una direzione, è un tassello che ti forma e ti dirige.

Alcune cose mi sono rimaste dentro di quella vecchia storia. Luoghi, odori e colori del paese in cui nacque, suoni e note: specialmente quelle di Baglioni. Non che io sia un baglioniano duro e puro, magliette fine e passerotti andanti con lacrimuccia al ciglio e sospiro d'ordinanza. Chi mi conosce sa che vivo e lavoro per la buona musica, dunque andiamo avanti senza excusationes. Tra quegli scambi di conoscenze, esperienze e sensazioni che caratterizzano ogni coppia, in questo antico rapporto mooolto a senso unico – nel senso che di imbeccate e suggerimenti del sottoscritto alla tipa gliene fregava assai – feci mia una bella dritta: “Ascolta questo nuovo disco di Baglioni”. Era Viaggiatore sulla coda del tempo, Anno Divi Claudii XXX (1999 per l'era volgare-vascorossiana). Il disco era registrato su cassetta – erano proprio altri tempi, miei cari – e per errore cominciai ad ascoltare il lato b, beccando quella Quanto tempo ho che, nel suo andare così poco baglioniano, mi convinse subito. E con lei l'intero disco, che ancora oggi – sarà per i suoni alla Peter Gabriel e la produzione di Corrado Rustici – ascolto con vero piacere.

Il bello è che con il passare del tempo sono diventato più realista del re. Conosco tutta la discografia del Baglione nazionale, mi commuovo quando penso che è così bello stare accoccolati ad ascoltare il mare, non vedo l'ora che mi spuntino capelli bianchi e  pomelli nuovi di zecca, ho preso casa a Lampedusa per vederlo anche d'estate, ho fatto fare un bel malocchio contro Vasco quando me lo ha sputtanato su Facebook, e ci ho scritto persino un libro su Claudio mio. Devo confessare che ci ho pensato più di una volta alla proposta di Aereostella: che faccio, che non faccio, ho una rispettabilità rock da preservare, cosa diranno le mie numerosissime ammiratrici tutte leather, lace & roll, come la prenderà l'amato Makerozzo, mio fido webmaster e custode prescelto della mia rockaggine? Dopo circa 6 secondi di profonda angoscia esistenziale mi sono detto: ma chi se ne frega! E così è nato questo mio nuovo libro. Una sfida, ma anche il piacere di scrivere di un artista lontano da ciò che tratto abitualmente, soprattutto in un formato sintetico e stringato, quello delle 100 pagine.

Qualche malizioso lettore potrebbe dirmi: ma allora la tua vecchia fiamma dovresti ringraziarla? Non si permetta che gli scaglio addosso Anonimo Italiano! Quel Baglioni scoperto anni fa l'ho fatto mio, l'ho vagliato isolando il romanticume a buon mercato dalla sapienza nell'arte della canzone, che nel vasto canzoniere del nostro c'è, valida, coinvolgente e raffinata. Chissà perchè mi viene voglia di dedicare al mio Makerozzo preferito un pezzo di Baglioni. Il mio giovine virgulto del web è uomo (beh uomo è una parolona: diciamo che ci sta lavorando) di sane frequentazioni rock, personcina a modo di ottimi ascolti e parentele importanti, a partire da quel suo zio innominabile, lui sì vero cavallo brado della nostra musica:

La piana dei cavalli bradi

P.S.

Solitamente siamo entrambi molto più belli: