“Caspita, chesto è cafè… E' ciucculata. Vedete quanto poco ci vuole per rendere felice un uomo: una tazzina di caffè presa, tranquillamente, qui fuori… con un simpatico dirimpettaio…”. Immenso Eduardo. Ve la ricordate Questi fantasmi? Nel rito del caffè celebrato da Pasquale Lojacono si sublima non tanto la cultura di un popolo, quanto quel momento sacro di serenità che riusciamo a trovare quando siamo faccia a faccia con la parte più gioiosa di noi stessi. A me basta molto di meno: brezza notturna andante e acqua fresca.

Ieri sera chi stava meglio di me? Notte fonda, scura e stellata, una fontanella tutta a mia disposizione, un bicchierino di plastica di quelli apribili modello boy scout, mia moglie di fronte a me finalmente rilassata a godere dell'anelato freschino, rubinettino a 1 cm. dal bicchiere e una cascatella di acqua ghiacciata. E tutto per noi un paesino in cui centro e periferia si annullano, talmente è concentrato in un fazzoletto di case e viuzze. Occiano. E' una frazioncina di Montecorvino Rovella (SA), verdeggiante comune dei Monti Picentini, luogo natìo di mio papà.

La fuga nottetempo dalla canicola beneventana non è che un pretesto: per me tornare alle radici comincia a diventare un'esigenza sempre più pressante. Credo c'entri qualcosa il culto del ricordo. Quando ero bambino passavo parte delle mie estati qui a Occiano, a casa della nonna Elvira e del nonno Donato, e il ricordo più forte – letteralmente marchiato a fuoco dentro di me – è quello notturno. Abituato alle notti cittadine, puntualmente squarciate dall'auto strombazzante di turno o da torme di ragazzini ululanti, trovavo nell'impalpabile e arcano silenzio occianese qualcosa di unico, mistico e intoccabile. Suoni indistinti in lontananza, qualche cane il cui brontolare si perdeva tra gli alberi di nocciole e lo scrosciare incessante della fontanella, con il quale mi addormentavo e mi risvegliavo, sereno e soddisfatto.

Oggi questa fontanella è regolata dal rubinetto per motivi di risparmio idrico ma quando giro la manovella e sento quella freschissima e pura acqua di Occiano, il cui sgorgare si unisce agli stessi suoni nebulosi di trent'anni fa, passato e presente si confondono. Poche ore fa, nel pieno di un'immobile e profonda notte picentina, ho trovato un angolo di felicità.