Forse per colpa del rock.
Così cantava Edoardo Bennato, uno di quelli che amavo.
Sono sempre stato selettivo coi cantautori storici, apprezzavo e studiavo quelli più elettrici e tesi – sia in termini di relazioni pericolose col rock che di tensione emotiva – tipo Ivan Graziani o Pino Daniele, o quelli col senso della storia, del dramma, del dissidio. Insomma i vari Battiato, Dalla, Lolli e De Andrè erano molto più in linea con ciò che cercavo nella musica. Con il mogolbattisti c’è stata un’altra storia ancora.
Sarà stato anche per questo, oltre che per l’età e il rifiuto dell’estetica giovanilista tutta salentomarecannecaparezzafuorisedereggaeprimomaggioerasmus, che ho perso il treno Rino Gaetano. Si sbaglia quando si associa sbrigativamente un artista a un brodo di coltura irritante, tuttavia negli anni ho recuperato scoprendo un cantautore irregolare, dalla leggerezza amara, vitalistico e crepuscolare al tempo stesso.
Il resto – motivato, dettagliato, analitico come sempre quando a scrivere è Michelangelo Iossa – è in questo , ricco ed esauriente.
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