Tra i miei simboli preferiti il punto interrogativo occupa una posizione speciale.
Non tanto per la retorica pelosa sui dubbi e le certezze, ma perché presuppone la domanda, prelude all’ascolto. Per chi è nato e cresciuto nella musica è la condizione ideale, edenica.

Inoltre invita all’impegno: forzare la curvatura, plasmare la dirittura, raddrizzare – possibilmente senza enfasi esclamativa. Sotto il punto resta fermo, stabile. Centratura.

Stefano Orlando Puracchio ed io ci siamo confrontati tante volte sui punti interrogativi, come compari di antica conoscenza intorno al fuoco. Ne abbiamo raddrizzati tanti nel corso degli anni, tra musica e narrativa, tra chitarre e fantasia.

Stavolta abbiamo ragionato sul tema Gábor Szabò. Lui da ungherese a metà, giornalista curioso e metodico, io da amante di Santana arrivato come tanti a questo piccolo gigante della chitarra attraverso la celeberrima Gypsy Queen.

Nightflying over JamTv:
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