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The Rhythm Method (diary): 13 aprile

Echoes of sufi dances. Uno dei doni più belli di quando ero cucciolo furono un paio di enciclopedie. Una classica di storia, arte e letteratura, l’altra tecnico-scientifica. Amavo immergermi e girovagare a caso tra le voci, l’emersione ciclica portava con sé strati di saperi, ancora oggi presenti. Quando questa abitudine

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The Rhythm Method (diary): 12 aprile

Agli sgoccioli degli anni ’80 avevamo un MSX, un affare grande così ideale per i videogame. Era un trampolino di lancio per spericolate avventure arcade, nonostante dietro lo schermo fosse tutto un ghirigoro penzoloni. La domenica compravamo le cassette in edicola, ogni settimana c’erano giochi nuovi ma la cosa più

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The Rhythm Method (diary): 5 aprile

Mudra Sounds XIII. Dal monte ventoso dei miei sentimenti, l’algoritmo oggi ha fatto tutto un giro strano. Quello informatico segue percorsi lineari, connettivi. Quello interiore salta, devia, impenna e derapa. Segue un insondabile tragitto non euclideo che pesca tra memorie antiche e pulsioni recenti, tra la nebbia del ricordo e

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The Rhythm Method (diary): 3 aprile

Il maestro di yoga è un omino sottile, flemmatico, felpato. Movimenti precisi, pensati, una sorta di veloce ralenti. Morbidi come quel codino a pallina lassù in cui tutto è uno. Quando siamo nella fase terminale sotto la copertina himalayana, dopo lo snodamento degli asana – che pare siano otto milioni:

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The Rhythm Method (diary): 29 marzo

Oltre che della impermanenza, sarebbe cosa buona essere consapevoli della propria imperfezione. Quando si è coscienti di essere incistati di difetti, magagne e grumi, si procede puliti. Qualcuno si completa con una metà, qualcun altro trova respiro all’ombra dei maestri. Ecco perché amo Bob Dylan. Il trionfo dell’imperfezione talmente consapevole

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The Rhythm Method (diary): 27 marzo

27 marzo 1984. Oggi compie 39 anni Three Of A Perfect Pair. Si avvicina al quarantennale uno degli album a me più cari, uno dei primissimi che acquistai. Lp carico d’adolescenza e speranza, quando nella musica si riponevano aspettative rare, preziose, come il sondare se stessi per migliorare il mondo

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The Rhythm Method (diary): 24 marzo

It’s not my cup of tea. E’ la prima cosa che mi è venuta in mente quando Stefano Orlando Puracchio mi ha chiesto un contributo per il suo nuovo libro su Franco Califano. Quello del Califfo è un mondo musicale, poetico, estetico e ambientale distante anni luce dal mio. Però

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The Rhythm Method (diary): 23 marzo

Renè Daumal diceva che stabilire relazioni con gli altri vuol dire stabilire nuove relazioni con se stessi. Lo specchio, la scoperta, il ri-conoscimento. Potrebbe valere anche con l’ascolto. O meglio, con il sentire. Qualche giorno fa ho scritto un messaggio a Yoko Ono. Novantenne, da un po’ di tempo ha

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The Rhythm Method (diary): 16 marzo

Elementale, Yoko. Anni orsono, ai tempi della mia permanenza bergamasca, all’alba del 2007 andai alla mostra di Yoko Ono al GAMEC in Città Alta. Fu inaugurata il 27 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria. Tre installazioni per questa personale: We’re All Water (2006), l’inedita Mother Earth, la versione rinnovata

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The Rhythm Method (diary): 15 marzo

Scende ruzzolando. Avrà avuto una quindicina d’anni più di me, e soprattutto la sbalorditiva capacità di prodursi velocemente dei cannoni cilindrici tipo sigari stellari. Li usava in combinato disposto con la musica – adeguatamente selezionata, centellinata foglia dopo foglia – come tappeti volanti per i suoi viaggioni. Ricordo che metteva

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