Like Mussolini or Kennedy/like Josif Stalin and Gandhi.
Gli anni ’80 si chiusero con una grande canzone. Scritta al volo durante una sessione di prove, registrata come un fulmine per non disperdere la scintilla dell’ispirazione.
Quanto ho amato Cult Of Personality e i Living Colour. In quello scorcio tra decenni, prima del trionfo prepotente di Seattle, i quattro simboleggiavano la freschezza, la sensualità black rock, la fisicità con i contenuti o il contenuto con forma elettrizzante. Soul shredding groovy; i Metallica che suonano con James Brown, disse qualcuno. Peccato si parli ancora poco di Vernon Reid, delizia a sei corde.

Pensavo a questa canzone e al culto della personalità, che è sottile e intrigante da studiare, interrogativo quanto una proiezione di sé, quando gli amici di mi hanno mandato a sorpresa la locandina dell’evento di venerdì 21.
Non credo di avere mai avuto un manifestino ad hoc e la cosa mi imbarazza non poco. Tuttavia, trattandosi di uno Zoppo a metà e soprattutto di una libera interpretazione di Moebius che ritrae Jimi Hendrix con il vapore elettrico che sprigiona dalla chioma, ho dato il mio imprimatur. Come il marchio 1972 a fuoco sulla fronte.
Domani alla biblioteca di San Vincenzo (LI) racconterò il 1972 rock, lo ascolteremo e lo vedremo. Mezzo secolo di David Bowie, Lou Reed, Neil Young, Genesis, Guccini, PFM, Banco e tanto altro. Con copertine e vinili ma senza culto della personalità. Al massimo quella di Tony Iommi e Vol. 4.