Estate 1979.
Townhouse Studios, Londra.

Lucio Battisti sta cominciando il lavoro di preparazione di Una giornata uggiosa, l’atteso sequel di Una donna per amico. Insieme a lui c’è Geoff Westley, riconfermato come produttore – con un bonus di fiducia che sarà determinante per le sorti del disco.
Nell’altra sala ci sono Steve Lillywhite e Hugh Padgham. Stanno lavorando anche loro a un album, ma sarà molto più rivoluzionario dell’ultimo disco di Battisti e Mogol insieme. Non ha ancora un titolo. Non lo avrà mai. Solo un numero, ma cambierà il volto degli anni 80: 3. Quello della faccia che si scioglie e della batteria senza piatti.

Nello spazio comune tra le sale di ripresa si può bere un buon caffè. A Lucio piace. Anche a Peter Gabriel.
Così i due si ritrovano insieme al tavolino tutti i giorni, con la naturalezza dei colleghi di lavoro e la curiosità per la musica dell’altro. Lucio segue con estrema attenzione l’evoluzione tecnologica di Peter e avrebbe studiato nel dettaglio il Fairlight; Peter da amante dell’Italia è aggiornato e sorpreso dal percorso di Lucio, che parla anche un buon inglese.
Geoff Westley è sempre presente. Osserva e ascolta. Di lì a poco sarà convocato da Peter per suonare al concertone di Reading, quello della tutina gialla e di Phil Collins con barbone e berretto da boscaiolo.

Ho raccontato questa storia nel mio ultimo libro Un nastro rosa a Abbey Road ma non contento ho risentito Geoff per un approfondimento.
Sul nuovo numero di Dusk Magazine c’è una bella e lunga intervista al grande musicista e produttore inglese: non ricordava molto, ma quello che ha tirato fuori è assai emozionante.